Evoluzione e tecniche
L’autogiro si presenta strutturalmente come un elicottero. Ma meccanicamente la differenza sta nel fatto che, nell’elicottero il rotore era azionato direttamente dal motore, mentre nell’autogiro il motore azionava un’elica trattativa normale.
Nell’autogiro sotto l’effetto del vento della corsa di rullaggio le pale girano liberamente acquistando il regime di rotazione necessario per il sollevamento da terra e la sostentazione nell’aria.
In aria il vento relativo generato dalla velocità di avanzamento che fa girare il rotore e l’effetto di quest’autorotazione assicura la forza di portanza. Le pale fissate alla testa del rotore a mezzo di cerniere ne consentono l’oscillazione in senso verticale, nel girare le pale può variare il proprio angolo di attacco consentendo così l'equilibrio delle forze.
La macchina è controllata assai più agevolmente di un aeroplano ordinario, infatti, è assolutamente ed automaticamente stabile senza richiedere l’incessante attenzione del pilota sugli apparecchi di controllo; tutto ciò grazie all’eliminazione di certi dannosi effetti provocati da condizioni particolari dell’aria, che venendosi a trovare in esse s’incomberebbe nello stalling (fenomeno noto per gli aeroplani) l’autogiro conserva la sua stabilità e perde soltanto, lentamente, in altezza.
In oltre la macchina è capace di discendere ed atterrare quasi verticalmente, con una velocità di discesa uguale a quella che avrebbe se fosse in potere di un paracadute avente la superficie uguale a venti volte quella totale delle ali della “ruota del mulino”. Anche atterrando sotto un angolo di 30°, la macchina procede di pochi metri dopo aver toccato terra.